Mercoledì 23 marzo si è conclusa la tournée di presentazione del Tank del Pensiero EurHope che sarà il luogo d’incontro e d’organizzazione del Progetto Lanzichenecco in Europa. La tournée, come noto, è partita il 12 marzo da Parigi e proseguita il 15 all’Europarlamento di Bruxelles. La gente è intervenuta da 10 nazioni diverse, da forze politiche, centri studi e mondo del lavoro. Gente normale.
Resoconto degli interventi a Milano.
La riunione è stata aperta con il saluto inviatoci da Hilde Delobel, per anni deputata in Belgio nelle file del Vlaams Blok, poi ribattenzzato Vlaams Belang. Hilde è stata impossibilitata a raggiungere Milano a causa della chiusura dell’aeroporto di Zaventem intervenuta in seguito agli attentati jihadisti verificatisi nel paradiso immigratorio belga durante la cooperazione tra i premier di Bruxelles, Michel, e di Parigi, Valls. Ha provato ad aggirare la difficoltà progettando di recarsi ad Eindhoven, in Olanda, e di lì a Bergamo, ma gli orari non avrebbero consentito la sua partecipazione fisica all’incontro.
Letto il messaggio della Delobel, ha preso la parola Enrique Ravello, storico militante e dirigente politico e metapolitico di Valencia, caporedattore della rivista Europae. Ha messo l’accento sulla differenza che intercorre tra i concetti di Europa Nazione e Europa delle Nazioni. Per garantire al tempo stesso coesione d’insieme e potenza ma anche le libertà organizzative e sociali e la salvaguardia delle tradizioni, la seconda formula è a suo avviso inadatta. Ravello ha mosso una critica storica all’impero spagnolo, più un imperialismo missionario che non un Impero vero e proprio e sul ripiego sull’immaginario ibero-americano praticato dal franchismo in reazione all’accerchiamento e all’emarginazione. Nella mentalità di José Antonio Primo de Rivera si ritrova invece, secondo Enrique, il giusto anelito per ricreare il domani. Madrid deve operare per privilegiare un asse con Roma e Atene.
Gérard Dussouy, a lungo detentore della cattedra di Geografia all’ Université Montesquieu de Bordeaux 4 e autore di diversi libri sulla necessità di fondare uno Stato Europeo per uscire dall’Europa di Bruxelles, dopo aver ricapitolato gli elementi della crisi sistemica europea che ci vede prigionieri della spirale del libero-scambio e del debito finanziario, ha sottolineato come il nostro invecchiamento biologico – al quale si sottrae realmente la sola Irlanda – ci renda deboli e ci privi della volontà di batterci in un momento in cui i diktat dell’Onu ci sommergono d’immigrati e la sociologia di ripiego vede la nascita di autentiche enclavi jihadiste nelle nostre città, il che forma una vera e propria miscela esplosiva. Le nostre élites si sentono soddisfatte dalla Globalizzazione ma i perdenti della stessa, solitamente ceti poveri e ceti produttori, reagiscono nel populismo che, malauguratamente, spicca per assenza di programma e di chiaroveggenza e propone dei risibili ritorni al passato. Citando Hobbes e Machiavelli, il professor Dussouy ha rammentato che ci serve uno strumento efficace che non può essere fornito da altro che dalla fondazione di uno Stato che permetta al tempo stesso lo sviluppo di relazioni feconde tra le componenti che hanno particolari affinità storiche e culturali in comune. Un argomento, questo, che oltre ad essere un cavallo di battaglia del Centro Studi Polaris, fu anticipato da Giuseppe Solaro, segretario provinciale del PFR di Torino e comandante della I BN Ather Capelli. L’idea di saldare la potenza e la garanzia delle libertà a suo avviso è repubblicana, una vera e propria Res Publica Europensis.
Marco Scatarzi, dirigente di Casaggì Firenze, è partito dalle constatazioni di Alain de Benoist sui quattro errori fondamentali della Ue, e cioè: che è partita dall’economia, che si è fatta dall’alto, che si è allargata prematuramente e che non ha chiare né le frontiere né le finalità, per rimarcare come il suo essere meccanica senz’anima si è accompagnata con la trasformazione della politica in un management in cui la governance ha sostituito la funzione di governo. Nel rilanciare la duplice necessità di una coesione nella potenza e nella salvaguardia delle libertà e delle tradizioni, ha constatato la necessità di un traino che non può essere che franco-tedesco in mancanza di un ritorno al franco-tedesco-russo. In ogni caso il problema di fondo è che l’Europa deve darsi un luogo e un limite altrimenti non ci saranno né fondazione né civiltà. D’altronde il limite sacro di fondazione era dato dal Mundus e tutto quanto ne era al di fuori era Immundus.
Jezz Turner, del London Forum, ha parlato degli attentati jihadisti e delle aggressioni sessuali a Colonia e nell’Europa del Nord rimarcando come l’odio verso la nostra gente e il suo retaggio, muova gli attuali centri di decisione. Possiamo morire offrendo la gola oppure farlo in piedi e magari, così facendo, non morire affatto. Tre armi abbiamo a disposizione: innanzitutto il pensiero che – parola di militare – non è una chiacchiera vana, quindi internet che ci permette di aggirare la censura, infine il coraggio che è quello che stanno provando a toglierci giorno dopo giorno.
Lino Guaglianone, nella veste di fiscalista, ha esortato a non limitarsi agli slogan antagonistici e alle formule teoriche sulla sovranità monetaria, ma a proporre soluzioni immediate, pratiche, concrete già ora, senza attendere interventi salvifici dal cielo. L’Europa Nazione delle Patrie deve essere intesa anche come concertazione e organizzazione nell’intento di ridurre lo strapotere degli speculatori. Fronte a una politica monetaria e finanziaria coordinata serve una politica fiscale unita perché i Paesi a fiscalità più rigida – e l’Italia ne è la prima – non fanno che acuire i problemi determinati da tecnocrati e banchieri e produrre la fuga in paradisi fiscali che contribuiscono alla nostra perdita di produzione. La lotta all’evasione così come è intesa in un Paese come il nostro, dalla particolare perversione fiscale, uccide letteralmente commercianti e artigiani oltre a far fuggire gli investimenti e favorisce invece i grandi speculatori sovra-nazionali.
Irene Papas, della Direzione nazionale di Alba Dorata, pur perfettamente trilingue, ha scelto di parlare in greco, lingua madre delle nostre lingue. Citando Aristofane durante le drammatiche guerre tra Atene e Corinto, ci ha mostrato il parallelo storico tra decadenze antiche e l’attuale e ci ha espresso le risposte filosofiche ed esistenziali per affrontarle. Ha esortato tutti coloro che hanno a cuore i destini dell’Europa e dei propri popoli, a collaborare concretamente e strenuamente per la costituzione reale dell’alternativa comunitarista fronte a coloro che stanno spogliandoci e che hanno già scatenato due guerre mondiali e forse si apprestano a lanciare la terza per concludere l’opera. Non dobbiamo ripiegare nel ricordo mitizzato e sovente travisato di un passato, spesso addirittura recente, che non ci piaceva e dal quale volevamo comunque uscire. Al contrario dobbiamo agire nel senso della storia ma con la sapienza della Tradizione. Ha concluso ribadendo la necessità di abbandonare ogni passatismo che genera acredine e inerzia e ha salutato con il titolo del settimanale del partito greco, che ella dirige: avanti!
A questo punto ha preso la parola Mario Borghezio, deputato europeo della Lega Nord e membro della Commissione Affari Esteri dell’Unione Europea, che ha felicitato Irene Papas per la scelta del termine comunitarista che lo riporta ai suoi primi impegni politici, all’epoca di Jeune Europe di Jean Thiriart. Quindi ha lodato l’importanza delle iniziative metapolitiche, purché siano, come in questo caso, impegnate a fornire strutture e strumenti destinati all’azione. Ha poi ricordato l’iniziativa che stiamo approntando insieme per spingere gli imprenditori europei a trovare sbocchi in Africa, non solo per finalità economiche e di organizzazione sociale ma anche per rispondere ad una logica geopolitica che ci possa anche permettere d’invertire o quantomeno di ridurre i flussi migratori.
Francesco Lattuada, consigliere comunale di Busto Arsizio e cofondatore della locale Comunità Giovanile, ha ripreso gli argomenti di Irene Papas sostenendo che non prova alcun tipo di rimpianto o di nostalgia per l’italietta democristiana e che si deve invece osservare l’Europa attuale, anche la Ue con i suoi handicap e con i suoi disastri, con l’occhio vivace e attento di chi coglie i fenomeni storici senza astrarsi sterilmente. I nostri problemi, sia in quanto italiani che europei, derivano spesso da nostre colpe, da nostre mancanze, da nostre inadeguatezze. Le nostre classi dirigenti e spesso i nostri stessi popoli non si sono dimostrati all’altezza della situazione. Tuttavia il processo europeo ha motivazioni storiche, sociali, economiche, che ci sono a prescindere da noi. Se osserviamo al passato di un’Europa che Lattuada ha definito greca, romana e cristiana, e abbiamo presente la legge dell’eterogensi dei fini, scopriamo come la fede abbia prodotto la scienza moderna. Sta dunque a noi affrontare la sfida per agire sulle dinamiche e trasformare i fini. Rispondendo, come sostiene Franco Cardini, alle quattro esigenze fondamentali quelle di Bandiera, di Giustizia, di Spada e di Moneta.
In conclusione ha preso la parola Gabriele Adinolfi facendo il punto con l’ausilio di 41 slides sullo stato attuale del progetto e sui suoi prossimi obiettivi. Ha rammentato che ci troviamo in una FASE DI STRUTTURAZIONE che si sviluppa sulle tre funzioni tradizionali (nello specifico Intelletto, Milizia e Lobbying) e che verte a potenziare ed estendere quanto già si è iniziato a fare sui piani della relazione internazionale, della sinergia, dell’analisi, della proposta, dell’organizzazione dei produttori, della penetrazione nel lobbying, della contesa socio-economica, fino a immaginare il coordinamento europeo delle forze sociali attive (agricoltori, pescatori, allevatori ecc). Non si è trattato di teoria astratta ma della definizione di alcuni settori operativi che già funzionano e che s’intende allargare geograficamente.
Tra questi
- un settore informatico/pubblicitario
- un pool di traduttori
- un pool di esperti
- una rivista internazionale
- un coordinamento europeo
Il quale ultimo si suddivide a sua volta nel coordinamento del Think Tank, nella produzione di corsi di formazione in veste informatica destinati alle forze politiche (molte delle quali già attivamente sinergiche ai massimi livelli con il progetto), nella costituzione di una piattaforma informatica per teleconferenze multiple in contemporanea, nella programmazione di un telesettimanale in diverse lingue con redazioni nelle nazioni dell’Europa concepita come Imperium, nell’istituzione di una Camera di Commercio Autonoma per lo sviluppo delle imprese produttrici italiane ed europee nei mercati geopolitici che c’interessano, nell’istituzione di un Segretariato Stake Holders e di una Rivista Europea.
Nel ricordare che la prossima tappa organizzativa sarà appunto quella di strutturare questi embrioni, ha anche ricordato che stiamo organizzando un fine settimana europeo dal 29 al 31 luglio.
Sono quindi stati presentati i primi tre quaderni dei Lanzichenecchi, Imperium, Idea di Stato e Potere (rispettivamente autori Gabriele Adinolfi; Francesco Tommasella; Alessandro Cavallini e Nicky Digiacco). Come L’Europa esiste in versione spagnola e francese e dovrebbe essere stampata in inglese, Imperium, che è un testo particolarmente conciso, è già interamente disponibile nella quadruplice versione. Traduzione in tedesco e in greco sono in cantiere, in russo e in finlandese sono in progetto.
Il 23 marzo si è concluso con una cena aperta da un brindisi alla Primavera di Bellezza e da un altro a Mino Mini, lanzichenecco e membro del Centro Studi Polaris che ci ha lasciati pochi giorni fa e ci accompagna da lassù, palpabilmente.